"Grande è la pace, perché tutti i comandamenti sono scritti in essa"
Pinchas Lapide (1922-1997), console d'Israele a Milano negli anni '60, è stato una grande figura di esegeta neotestamentario ebreo, che molto si è adoperato per il dialogo ebraico cristiano. Il suo libro «Il discorso della montagna» - ritraducendo il greco del testo neotestamentario nella lingua d'origine - ricostruisce l'ambiente storico e spirituale in cui venne pronunciato il più dirompente dei discorsi di Gesù e fornisce una versione inedita delle beatitudini evangeliche. Ne pubblichiamo alcuni brani significativi che mostrano consistenza e attualità soprattutto in momenti di crisi quali quelli che stiamo oggi attraversando. Da essi emerge con grande chiarezza la connessione inscindibile tra ebraismo e cristianesimo, nonché la continuità e novità dell'insegnamento di Gesù
«Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!» (Lc. 23,34). Così pregò un tempo per i suoi torturatori rabbi Jeshua sulla croce romana. Nel 1945 rabbi Baeck mise in campo tutta la sua influenza personale per proteggere i sorveglianti e tutto il corpo di guardia da atti di vendetta e non appena si fu ripreso spiritualmente e fisicamente, fu tra i primi a promuovere la riconciliazione fra tedeschi ed ebrei. La sua preghiera, che risale ai primi anni del dopoguerra, non ha bisogno di commento:
Leo Baeck in Angst-Sicherung-Geborgenheit, di Th. Bevet, Bielefeld 1975«Sia pace agli uomini di cattiva volontà, e sia posta fine a ogni vendetta e a ogni discorso di punizione e castigo... È impossibile misurare le atrocità; esse sono al di là di ogni confine della comprensione umana, e innumerevoli sono i martiri... Perciò, o Dio, non misurare con la bilancia della giustizia le loro sofferenze, per non imputarle ai loro boia chiedendone un conto terribile, ma agisci diversamente! Accredita piuttosto ai boia e ai delatori e ai traditori e a tutti i malvagi e metti loro in conto tutto il coraggio e la forza d'animo degli altri, il loro accontentarsi, la loro nobile dignità, il loro tacito impegnarsi malgrado tutto, la speranza che non si dà per vinta, e il coraggioso sorriso che ha fatto asciugare le lacrime, e tutti i sacrifici, tutto l'amore ardente, ...tutti i cuori tormentati e straziati che però sono rimasti saldi e sempre fiduciosi, di fronte alla morte e nella morte, sì, anche le ore della debolezza più profonda... Tutto ciò, o Dio, deve contare davanti a te come riscatto per il perdono della colpa, deve contare per una risurrezione della giustizia - deve contare tutto il bene, e non il male. E che nel ricordo dei nostri nemici noi non siamo più le loro vittime, non più il loro incubo e fantasma, ma piuttosto il loro aiuto, perché cessi il loro furore... Solo questo si esige da loro e che noi, una volta che tutto sia finito, possiamo tornare a vivere come uomini tra uomini, e che scenda di nuovo la pace su questa povera terra, sugli uomini di buona volontà, e che la pace scenda anche sugli altri»
Nessun commento:
Posta un commento