venerdì 20 gennaio 2023

Sabato 21 /01/2023 . Shabbat Shalom שבת שלום. Cosa significa “Sarò quel che sarò”?







https://morasha.it/shemot-cosa-significa-saro-quel-che-saro/

In questa parashà viene descritto l’inizio della profezia di Moshè. Pascolando il gregge del suocero Yitrò, Moshè arrivò al monte Chorèv dove ebbe l’apparizione del roveto ardente e la sua prima  profezia. L’Eterno disse a Moshè  di tornare in Egitto per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù e condurli nella Terra Promessa ai loro padri. Moshè chiese all’Eterno come avrebbe risposto ai figli d’Israele se gli avessero chiesto con quale nome l’Eterno si era presentato a lui.  “E Dio disse a Moshè: E-h-y-è ashèr E-h-y-è. (Sarò quel che sarò)” (Shemòt, 3:14).


pubblico una sola parte del testo di interpretazione

R. Ya’akov Tzvi Meklenburg (Polonia, 1775-1865, Germania) nella sua opera Ha-Ketàv Veha-Kabbalà, scrive che quando l’Eterno rispose a Moshè  dicendo “Sarò quel che sarò”  intendeva dire che Egli può essere quello che vuole essere e si presenta con un nome diverso a seconda delle situazioni. Si presenta con il nome “E-l-o-h-ì-m” quando giudica; con il nome “Tze-va-òt” quando punisce i malvagi; quando sospende i peccati degli uomini si presenta con il nome “E-l Shad-dày”; quando ha misericordia delle creature si presenta con nome “H-a-v-a-y-à”. Incomprensibile agli esseri umani e per noi illeggibile è “il Nome separato” (Shem Ha-Meforàsh) indicato dalle lettere Y-H-V-H (il Tetragramma). 

venerdì 13 gennaio 2023

Sabato 14/01/2023 . Shabbat Shalom שבת שלום-Da figlia del Faraone a figlia di Dio

Esodo-Shemòt

Una delle figure eroiche che appare brevemente nella Torà è Batya, la figlia del faraone. L’unica menzione che se ne fa nella Torà riguarda il momento cruciale nella storia ebraica quando estrasse il piccolo Moshè dal fiume Nilo. La Torà descrive quindi come mandò Moshè a farsi allattare nientemeno che dalla sua vera madre, Yocheved, e poi lo riportò a palazzo per crescerlo come un principe. I Chachamim ci forniscono una serie di dettagli su Batya che possono aiutarci a sviluppare una comprensione più profonda della sua grandezza.


---In effetti il Midrash ci rivela come D-o stesso vedeva Batya: “Disse il Santo, Benedetto Egli sia, a Batya, figlia del Faraone, ‘Moshè non era tuo figlio, eppure tu lo chiamasti tuo figlio. Anche tu, non sei mia figlia, ma ti chiamerò figlia Mia’, come è scritto: ‘Questi sono i figli di Batya’ [che significa] figlia di D-o.” (Vayikra Rabba).

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venerdì 6 gennaio 2023

Sabato 07/01/2023 . Shabbat Shalom שבת שלום- Il pudore di essere ebreo





Circa trentacinque anni fa, in un inverno romano, Rav Elia Samuele Artom saliva verso il suo mondo. Giorni prima, durante una lezione di torah, si era bloccato con le labbra viola, per un dolore al petto. Dopo qualche secondo aveva ripreso, rifiutando di interrompere l’insegnamento. Dopo Moshè Chaim Luzzatto, è stato il maestro italiano i cui scritti sono stati più studiati in tutto il mondo. Decine di migliaia, e forse più, di cosiddetti laici e di cosiddetti religiosi hanno letto e capito il Tanàkh, appoggiandosi sul suo commento.


...Con la stessa intensità era evidente da ogni sua parola che lo studio della torah è uno studio per praticare; che senza la pratica è impossibile capire la teoria; che la torah fornisce delle risposte soltanto quando si cerca, in profondità, il pensiero autentico della torah e non una conferma a posteriori di qualche propria idea preconcetta... per ricordarci appunto che la torah va seguita e non adorata. In fondo, per quale motivo Moshè ha rotto le Tavole della Legge come risposta al vitello d’oro?


.. La ricerca dell’estasi religiosa può diventare una fuga etica. L’agnosticismo può diventare una compiaciuta ed onnipotente contemplazione dei propri dubbi. Parlare troppo su D-o può diventare un modo di nascondersi dalla torah. 


..Nel Talmud è detto che la caratteristica fondamentale degli ebrei è il pudore. Dopo Rav E.S. Artom non ho conosciuto nessuno che avesse tanto pudore nell’essere ebreo.


https://morasha.it/il-pudore-di-essere-ebreo/

martedì 3 gennaio 2023

Fiabe ebraiche. L'Orfanello


Fiabe ebraiche.  L'Orfanello 

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Hillel visse a Babilonia fino all'età dell'adolescenza, poi un giorno, sentendo una voce interiore che gli diceva di ritornare nella terra dei padri, decise di lasciare la città che lo aveva ospitato per raggiungere Erez Israel. Abbandonare Babilonia non fu un grande sacrificio per lui, in quanto era orfano dalla nascita e nessun vincolo affettivo lo legava a quei luoghi.

Raggiunse la Terra Santa e iniziò a lavorare come boscaiolo, raccogliendo la legna e rivendendola al mercato. Il lavoro gli rendeva un soldo al giorno ed era sufficiente a pagare la retta della Casa dell'Educazione, dove aveva una stanza, e a comperare un po' di cibo. Giunse tuttavia l'inverno e con l'inverno il maltempo, che non gli permise più la raccolta di legna, cosicché ben presto si ritrovò senza denaro. Il custode dell'ostello, non venendo pagato, non permise più al giovane di andare a ripararsi nella cella a lui assegnata. Hillel, per niente disarmato, decise di andare a dormire sul tetto della Casa dell'Educazione, perché dal lucernario poteva abbastanza agevolmente ascoltare le lezioni sui testi sacri tenute dai rabbi.

Giunse anche la neve che ricoprì con una fitta coltre tutta la città, ma Hillel non si perse d'animo e sebbene tutta la popolazione fosse rintanata in casa presso i caldi focolari, egli, imperterrito, stava rannicchiato presso il lucernario per udire gli insegnamenti della Torah.

Dopo tre giorni di neve i maestri rabbi fecero togliere la candida coltre dal tetto, perché rischiava di danneggiarlo. Gli inservienti scoprirono il corpo di Hillel ormai semiassiderato e avvisarono subito il capo rabbino. Nonostante fosse sabato e fosse proibito fare il bagno, immersero il giovane in una vasca colma di acqua molto calda, poi lo asciugarono e lo cosparsero di oli balsamici.

Infine lo fecero sedere vicino al caminetto e gli dissero: «Pensiamo che valga la pena non osservare i precetti del sabato pur di salvarti la vita!» Hillel ringraziò i suoi soccorritori e iniziò a raccontare la sua storia; fu così che i rabbi scoprirono che il ragazzo discendeva dalla stirpe di Davide e che era un uomo di grande dottrina, per cui concordemente stabilirono che Hillel potesse entrare come insegnante alla Casa dell'Educazione. In questo modo si avverò la predizione che Hillel aveva sentito nel suo cuore a Babilonia.