“Il pensiero ebraico religioso o laico direttamente o attraverso i fermenti sparsi ovunque dalla sua eresia cristiana, ha avuto un ruolo assolutamente decisivo nella formazione e nello sviluppo della modernità fino ai suoi esiti contemporanei"
“Non è importante far nomi, e se ne dovrebbero comunque far troppi, ma senza Marx e il marxismo, senza Freud e la psicoanalisi, senza Einstein e la relatività e senza Kafka, senza Wittgenstein, il mondo contemporaneo non sarebbe ciò che è. La giudaizzazione del mondo, che culmina nel nostro secolo (il XX°, nota del red.), consiste nell’affermarsi delle categorie ebraiche le quali, anche quando assumono vesti non ortodosse e persino esasperatamente lontane dalla tradizione, restano pur sempre riconoscibili come filiazioni o metamorfosi di una vocazione risalente, nella sua origine, alla rivelazione biblica.”
(La parabola della vedova importuna, narrata dal vangelo secondo Luca) "Questa giustizia, è stata davvero resa, da duemila anni a questa parte?"
“E’ facile dire che queste promesse sono superate, che appartengono ad un momento remoto della pedagogia divina attraverso la quale Dio innalza il popolo dei suoi fedeli alle verità spirituali, di cui i beni temporali sarebbero soltanto un simbolo. Ma sebbene tanti antichi Padri della chiesa l’abbiano detto, è difficile trovare, nella Bibbia, sostegni per una simile interpretazione platoneggiante."
“I passi che, in questo senso, si potrebbero citare dalle Scritture ebraiche sono centinaia. Ma fin dai primi secoli della Chiesa, di tutti questi passi e di ciascuno isolatamente venne fatta una lettura allegorica, secondo la quale i beni “materiali” promessi nell’antico Testamento (come se fosse solo materiale vivere senza angoscia sulla propria terra e vedere nella pace la propria sposa, i propri figli e figli dei propri figli!) non sono che il simbolo dei beni spirituali promessi ai beati nell’eternità celeste. Questa interpretazione ellenizzante è prevalsa nella tradizione ecclesiastica sia d’Oriente che d’Occidente, sebbene i Padri apostolici, più vicini alle origini neotestamentarie – ed in particolare sant’Ireneo, considerato l’iniziatore della teologia cattolica – fossero ancora pienamente consapevoli che la redazione cristiana riguardava non le realtà interiori e spirituali invisibili, bensì la concretezza dell’esistenza storica e della corporeità. Ma i vangeli, e in generale il nuovo Testamento, sono stati ben presto letti secondo una precomprensione di tipo neoplatonico, e il loro significato è stato trasposto."
“In una società in cui per guarire il cieco Gesù gli mette sugli occhi il fango che impasta con la propria saliva (Gv 6, 9), e in cui Gesù ripropone tante e tante volte come immagine della salvezza messianica il banchetto di nozze, proprio come avevano fatto i profeti, nessuno fra coloro che lo ascoltavano avrebbe potuto intendere che si trattava di figure allegoriche, che “banchetto” e “nozze”, così come ciechi che vedono e morti che risuscitano dovevano significare tutt’altro di ciò che da sempre avevano significato. A meno che Gesù non avesse insistentemente detto e spiegato il capovolgimento, cosa che dai vangeli non risulta. Le sue insistenze sono ben altre. Il linguaggio dei sinottici, e specialmente quello di Marco e di Matteo che sono i più antichi è inconfondibilmente più concreto.”
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