sabato 29 gennaio 2022
venerdì 28 gennaio 2022
Ogni 27 gennaio da condividere le parole di Ezio Bosso
Io ne ho memoria.
in quei giorni mi avrebbero messo un nero, quello per gli Asociali, che erano i "disabili" o prostitute, i malati o semplici oppositori: i diversi ci chiamavano.
Ho memoria del rosso per i comunisti, gli anarchici e gli oppositori politici fossero anche sacerdoti.
Del giallo per gli ebrei.
Del viola per testimoni di Geova.
Ho memoria del marrone degli zingari
e del blu per i tedeschi antifascisti.
Ho memoria del rosa degli omosessuali.
Erano triangoli.
Erano i miei fratelli e le mie sorelle.
A volte facevano la musica come me.
E io sono tutti loro. Sono tutti quei colori.
Per questo ho memoria di quei triangoli e continuerò ad averla.
Perché sono tutti quei triangoli.
Lo siamo tutti.
E quindi avrò memoria.
Oggi come ieri, come domani
giovedì 27 gennaio 2022
LA STRAGE DIMENTICATA DEGLI EBREI SICILIANI
"Viva Maria periscan gli Ebrei": i modicani di religione cristiana, nel 1474, armati di spade, lance e balestre, insorsero uccidendo più di trecento ebrei
Giacchè il tempo cancella tutto ciò che non viene ricordato, nel gennaio del 2017, in occasione della “Giornata della Memoria”, gli studenti del Liceo “Galilei-Campailla” di Modica, sotto la guida attenta di Magistrati ed Avvocati di quel Foro, con l’intervento dell’associazione Charta delle Judecche, nel rispetto delle norme della procedura penale, hanno rappresentato al pubblico un processo ai responsabili dell’eccidio che ha insanguinato la loro cittadina, con un giudizio di magistrati più attenti ed imparziali di quanto non lo siano stati quelli del momento, che ha prodotto una sentenza di condanna per gli istigatori ed i responsabili. Una sentenza “alla storia” che ha il duplice merito di far luce su una verità imbarazzante e di essere monito alle future generazioni.
https://qds.it/leccidio-di-modica/
sabato 22 gennaio 2022
Illuminismo e questione ebraica-Hannah Arendt
In questo breve e lucido testo, Hannah Arendt, che ha solo ventisei anni, si confronta per la prima volta con la cosiddetta questione ebraica, la cui origine viene rintracciata nell'illuminismo e nell'universalità del suo concetto di ragione e di tolleranza religiosa. Ripercorrendo le analisi di Lessing e di Mendelssohn, ma anche dei fautori dell'assimilazione, e dei primi romantici come Herder e Schleiermacher, Arendt delinea la posizione fin da principio paradossale che viene attribuita al popolo ebraico: stretto fra l'universalità astorica dell'illuminismo che ne fa un popolo uguale a tutti gli altri, anche a costo di sacrificarne la specificità, e lo storicismo romantico che sottolineandone l'eccezionaiità lascia intravedere la strada dell'antisemitismo.
La “questione ebraica”, ovvero il tema della tolleranza e dell’emancipazione della minoranza ebraica da secoli discriminata o ghettizzata, si era affermata proprio con l’Illuminismo e gli illuministi l’avevano imposta già nell’agenda politica dei “sovrani illuminati”, per essere riconfermata nelle rivoluzioni liberali della prima metà dell’Ottocento (non a caso, La questione ebraica è il titolo di un libro fondamentale nella produzione di Marx, del 1843, dove ai sostenitori dell’emancipazione politica attraverso l’estensione universale dei diritti civili, anche agli ebrei, Marx replica denunciando i limiti intrinseci dell’emancipazione politica, a fronte dello scarto tra gli eguali diritti proclamati in astratto e le concrete condizioni di diseguaglianza presenti nella società). Questo tema sarà ricorrente per tutto il XIX secolo in Europa, anche se maggiormente in Francia e in Germania rispetto ad altri Paesi europei, e, quindi, uno dei modi migliori per dichiarare morte ai valori dell’Illuminismo sarebbe stato proprio scagliarsi contro gli ebrei e archiviare, con il tema dell’emancipazione degli ebrei, il simbolo essenziale dell’Illuminismo. La presenza nella coscienza collettiva e nel dibattito intellettuale del nesso tra illuminismo e questione ebraica trova peraltro conferma in un articolo[5] di Hannah Arendt, pubblicato sulla Zeitschrift für Geschichte der Juden in Deutschland, alcuni mesi prima della nomina a cancelliere della Repubblica federale di Adolf Hitler, in cui la giovane filosofa ripercorreva il modo in cui gli stessi intellettuali ebrei (Lessing, Mendelssohn, Dohm) si collocavano nella tradizione illuminista, oscillando tra l’invito a mantenere la religione ebraica come “religione della ragione” o a rinunciarvi per una piena “naturalizzazione” e assimilazione nella società tedesca e europea. E certamente, come ci ricorda André Glucksmann, nel suo controverso libro-manifesto dei nouveaux philosophes[6], giocò nella scelta degli ebrei anche l’immagine di “nemico interno” costruita filosoficamente dagli idealisti tedeschi, che vi videro i rappresentanti o di uno “Stato nello Stato” (Fichte), nutrito e compattato dall’ostilità per il resto del genere umano, o peggio ancora, di un “anti-Stato” (Hegel), esempio aberrante di comunità che scardina l’equazione tra popolo, nazione, Stato e, quindi, ancora più inquietante agli occhi un movimento culturale politico come quello fascista e nazista, esplicitamente nazionalista, illiberale e razzista. Bisogna aggiungere che, in questo attacco all’Illuminismo, che venne quasi naturalmente a combinarsi con l’attacco agli ebrei, il nazismo, rispetto al fascismo, con il suo dogma del Blut und Boden, si spinse oltre, fino a colpire la concezione dell’uomo ereditata dalla tradizione giudaico-cristiana, come aveva intuito Emmanuel Lévinas, in un articolo pubblicato nel 1934 sulla rivista Esprit: “L’essenza dell’uomo non è più nella libertà, ma in una sorta di incatenamento. Essere veramente se stessi, non significa risollevarsi al di sopra delle contingenze, sempre estranee alla libertà dell’Io: ma, al contrario, prendere coscienza dell’incatenamento originale, ineluttabile, unico al nostro corpo, significa soprattutto accettare questo incatenamento (…) Da questa concretizzazione dello spirito deriva immediatamente una società a base consanguinea (…) Incatenato al suo corpo, l’uomo si vede rifiutare il potere di sfuggire a se stesso”[7]. Un attacco, quindi, non solo all’Illuminismo e ai suoi valori (l’autonomia, la finalità umana delle nostre azioni, l’universalità morale e giuridica, senza distinzioni di razza, di ceto, di religione), ma anche alle radici spiritualiste da cui quei valori scaturivano nella loro distillazione secolarizzata.
https://www.casadellacultura.it/1021/giorno-della-memoria-perche-gli-ebrei-
venerdì 21 gennaio 2022
anche per Sabato 06/08/2022 - Sabato 22 /01/2022. Shabbat Shalom שבת שלום -
mercoledì 19 gennaio 2022
Jirì Langer: Le nove porte
sabato 15 gennaio 2022
Sabato 15 /01/2022. Shabbat Shalom שבת שלום -fine anni settanta del secolo scorso un possibile canto giudeo cristiano
Esci dalla tua terra e va'
dove ti mostrerò.
Esci dalla tua terra e va'
dove ti mostrerò.
Abramo non partire, non andare,
non lasciare la tua terra,
cosa speri di trovar?
La strada è sempre quella,
ma la gente è differente, ti è nemica,
dove speri di arrivar?
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Un popolo, la terra e la promessa",
parola di Jahvè:
Esci dalla tua terra...
La rete sulla spiaggia abbandonata
l'han lasciata i pescatori,
son partiti con Gesù.
La folla che osannava se n'è andata,
ma il silenzio una domanda
sembra ai dodici portar:
Quello che lasci tu lo conosci,
il tuo Signore cosa ti dà?
"Il centuplo quaggiù e l'eternità",
parola di Gesù.
Esci dalla tua terra...
Partire non è tutto certamente
c'è chi parte e non dà niente,
cerca solo libertà.
Partire con la fede nel Signore
con l'amore aperto a tutti
può cambiar l'umanità.
Quello che lasci tu lo conosci,
quello che porti vale di più.
"Andate e predicate il mio Vangelo",
parola di Gesù.
Esci dalla tua terra...
il canto sta in
lunedì 10 gennaio 2022
Gesù nel Talmud -la nascita del giudaismo dallo spirito del cristianesimo | Peter Schäfer
venerdì 7 gennaio 2022
Sabato 08/01/2022. Shabbat Shalom שבת שלום con Gershorn Scholern CONCETTI FONDAMENTALI DELL'EBRAISMO
Citazione dal capitolo Quarto. "PER LA COMPRENSIONE DELL'IDEA MESSIANICA NELL'EBRAISMO"
Ebraismo e cristianesimo si differenziano radicalmente intorno al con cetto di redenzione, deducendo da esso atteggiamenti essenzialmente divergenti circa il messianismo. L'ebraismo rigetta e combatte con in flessibile determinazione proprio ciò che il cristianesimo proclama co me il fondamento glorioso della sua intelligenza e come conquista positiva del suo messaggio.
In tutte le sue forme e costruzioni, l'ebraismo si è infatti sempre attenuto a un concetto di redenzione come evento pubblico che si compie sulla scena della storia e nel cuore della comunità. Insomma, come evento che si produce essenzialmente nel mondo del visibile e che al di fuori di questo suo manifestarsi nel visibile è impensabile. Al contrario, il cristianesimo concepisce la redenzione come evento che accade nell'ambito dello <spirituale» e dell'invisibile: come un accadimento che si produce nell'anima, nell'universo del singolo, inducendo una misteriosa trasformazione interiore che non necessariamente corrisponde a un mutamento esteriore dell'ordine del mondo....
martedì 4 gennaio 2022
Sergio Quinzio. Radici ebraiche del moderno una prima antologia di citazioni
“Il pensiero ebraico religioso o laico direttamente o attraverso i fermenti sparsi ovunque dalla sua eresia cristiana, ha avuto un ruolo assolutamente decisivo nella formazione e nello sviluppo della modernità fino ai suoi esiti contemporanei"
“Non è importante far nomi, e se ne dovrebbero comunque far troppi, ma senza Marx e il marxismo, senza Freud e la psicoanalisi, senza Einstein e la relatività e senza Kafka, senza Wittgenstein, il mondo contemporaneo non sarebbe ciò che è. La giudaizzazione del mondo, che culmina nel nostro secolo (il XX°, nota del red.), consiste nell’affermarsi delle categorie ebraiche le quali, anche quando assumono vesti non ortodosse e persino esasperatamente lontane dalla tradizione, restano pur sempre riconoscibili come filiazioni o metamorfosi di una vocazione risalente, nella sua origine, alla rivelazione biblica.”
(La parabola della vedova importuna, narrata dal vangelo secondo Luca) "Questa giustizia, è stata davvero resa, da duemila anni a questa parte?"
“E’ facile dire che queste promesse sono superate, che appartengono ad un momento remoto della pedagogia divina attraverso la quale Dio innalza il popolo dei suoi fedeli alle verità spirituali, di cui i beni temporali sarebbero soltanto un simbolo. Ma sebbene tanti antichi Padri della chiesa l’abbiano detto, è difficile trovare, nella Bibbia, sostegni per una simile interpretazione platoneggiante."
“I passi che, in questo senso, si potrebbero citare dalle Scritture ebraiche sono centinaia. Ma fin dai primi secoli della Chiesa, di tutti questi passi e di ciascuno isolatamente venne fatta una lettura allegorica, secondo la quale i beni “materiali” promessi nell’antico Testamento (come se fosse solo materiale vivere senza angoscia sulla propria terra e vedere nella pace la propria sposa, i propri figli e figli dei propri figli!) non sono che il simbolo dei beni spirituali promessi ai beati nell’eternità celeste. Questa interpretazione ellenizzante è prevalsa nella tradizione ecclesiastica sia d’Oriente che d’Occidente, sebbene i Padri apostolici, più vicini alle origini neotestamentarie – ed in particolare sant’Ireneo, considerato l’iniziatore della teologia cattolica – fossero ancora pienamente consapevoli che la redazione cristiana riguardava non le realtà interiori e spirituali invisibili, bensì la concretezza dell’esistenza storica e della corporeità. Ma i vangeli, e in generale il nuovo Testamento, sono stati ben presto letti secondo una precomprensione di tipo neoplatonico, e il loro significato è stato trasposto."
“In una società in cui per guarire il cieco Gesù gli mette sugli occhi il fango che impasta con la propria saliva (Gv 6, 9), e in cui Gesù ripropone tante e tante volte come immagine della salvezza messianica il banchetto di nozze, proprio come avevano fatto i profeti, nessuno fra coloro che lo ascoltavano avrebbe potuto intendere che si trattava di figure allegoriche, che “banchetto” e “nozze”, così come ciechi che vedono e morti che risuscitano dovevano significare tutt’altro di ciò che da sempre avevano significato. A meno che Gesù non avesse insistentemente detto e spiegato il capovolgimento, cosa che dai vangeli non risulta. Le sue insistenze sono ben altre. Il linguaggio dei sinottici, e specialmente quello di Marco e di Matteo che sono i più antichi è inconfondibilmente più concreto.”