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INTRODUZIONE 4
1. ברית-TESTAMENTO 10
ADOLF VON HARNACK, MARCIONE E L’EREDITÀ IRREMISSIBILE....................................10
2. ESCLUSIONE 28
BRUNO BAUER, LA JUDENFRAGE E LA DISSOLUZIONE (TEISTA) DEL CRISTIANESIMO.............28
3. NEMICO 47
CARL SCHMITT, LA FEINDESLIEBE E L’EBREO-NEMICO.............................................47
4. PROFETA 60
DIETRICH BONHOEFFER, LA PROFEZIA E LA QUESTIONE EBRAICA..................................60
5. CRISTIANESIMO 82
JACOB TAUBES E LA CARNE IN CROCE DEL MESSIA.................................................82
6. CIRCONCISIONE 100
JACQUES DERRIDA E IL CHIASMO INFINITO.........................................................100
7. CONVERSIONE 122
FRANZ ROSENZWEIG E LA COMUNANZA-NON COMUNANZA GIUDEO-CRISTIANA.................122
8. POLITICA MESSIANICA 138
EMMANUEL LÉVINAS, L’AL DI LÀ DELLO STATO NELLO STATO E L’(IM)PRESCRIVIBILE OSPITALITÀ
............................................................................................................138
NOTA BIBLIOGRAFICA 157
"Una riflessione sulla questione ebraica non può prescindere dall'incontrare, lungo
il proprio cammino, il cristianesimo. Essa sarà dunque sempre chiamata, nella
inevitabilità di tale incontro, a pensare il cristianesimo stesso e a tentare di indicare
ciò che ne rappresenta il proprium, ammesso che si dia qualcosa come il proprio del
cristianesimo. Nella costitutiva ambiguità che lo segna, infatti, questo non si lascia
pensare come un blocco monolitico, quanto piuttosto come un campo di forze
attraversato, sin dalla sua origine, da tensioni e vibrazioni che contribuiscono a
definirne la fisionomia. All'interno di tale campo è la posizione che in esso occupa la
questione ebraica a determinarne, ex negativo tanto quanto ex positivo, le modifiche
profonde, ed al contempo a fornire il criterio attraverso il quale fare emergere il
cristianesimo per quello che esso è chiamato ad essere"
«Fu evidentemente la persecuzione nazista a farci sentire che gli ebrei erano nostri fratelli e l'ebraismo qualcosa di più che una cultura, e anzi più che una religione, ma il fondamento delle nostre relazioni con altri» ( M. Blanchot, Lettera a Salomon Malka, in «L'Arche», 373, maggio 1988, p. 68. )
" Nell’ebraismo e nella ‘nostra’ relazione con esso sembra, al contrario, essere in gioco «il fondamento delle nostre relazioni con altri», ovvero la possibilità stessa di un incontro
radicalmente diverso con l’altro, in grado di riconoscerne la necessaria differenza"
"Bonhoeffer tiene nel 1928 una conferenza presso la comunità evangelica di
Barcellona dal titolo La tragedia del profetismo e il suo senso permanente . La
scelta stessa del titolo lascia intravedere come il profetismo sia, per Bonhoeffer, tutt’ altro che un’esperienza passata e conclusa, ma una necessità ancora viva ed
attuale, permanente, la cui articolazione contemporanea si tratta di leggere in
controluce nell ’analisi del profetismo ebraico e della figura del profeta. Scrive
Bonhoeffer: «Le questioni di cui tratteremo sono attuali nel senso più profondo […].
Ogni parola deve essere detta dal presente per il presente». Questa attualità del
profetismo non va intesa unicamente come la sua contemporaneità rispetto al
presente di Bonhoeffer, ma, innanzitutto, come contemporaneità della profezia
rispetto al proprio tempo. Questo è, infatti, uno degli aspetti decisivi del profeta: la
sua attualità rispetto al suo proprio mondo, la sua contemporaneità ad esso, ovvero il
suo parlare, appunto, dal presente per il presente. Si abbandona così la vulgata che
vuole il profeta biblico come anticipatore del futuro, come indovino di ciò che viene,
come se questo fosse un programma che fatalmente si dovrà realizzare . «Che cosa
è un profeta? – domanda Bonhoeffer – Qui prima di tutto dobbiamo respingere
semplicemente ogni concezione orientata a considerare un profeta come un indovino
o un anticipatore del futuro» Egli non anticipa nulla, ma la sua predicazione è
totalmente contemporanea al suo tempo
Jacques Derrida....Tra ebraismo e cristianesimo la circoncisione si darebbe, in altri termini,come un’aporia ineschivabile, che nel momento stesso in cui separa le due religioni,le tiene tuttavia assieme, come i due margini di una ferita: «La circoncisione – scrive Derrida – è una cesura determinante. Essa permette di tagliare ma anche, nello stesso tempo, con lo stesso taglio, di rimanere attaccati alla cesura»
Rosenzweig..... il servizio insostituibile della Sinagoga per l'Ecclesia

Lévinas...... quando,ricordando Temurah 14b, scrive: «“Piuttosto una lettera strappata dalla Torah che la Torah strappata dalla memoria di Israele”
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