sabato 14 settembre 2024

Cisgiordania, la resistenza nonviolenta in Masafer Yatta Sabato 14 Settembre 2024

 


il 26 giugno sono state demolite 11 case nel villaggio di Umm Al Khair. Foto di Matilde Moro


https://www.valigiablu.it/resistenza-non-violenta-cisgiordania-israele/


Di cosa parliamo in questo articolo:


L’escalation post 7 ottobre in Cisgiordania

Sumud e resistenza nonviolenta: una strategia efficace

Sumud: la resistenza a partire dall’amore per la propria terra

Il ruolo della comunità internazionale

Gli attivisti israeliani contro l’occupazione

Dopo il 7 ottobre è cambiato tutto, ma la resistenza continua


pubblico alcuni momenti dell'articolo 


Dal 7 ottobre, mentre lo sguardo internazionale è rivolto a Gaza, la situazione in Cisgiordania non fa che peggiorare. In Masafer Yatta, Youth of Sumud * continua il suo lavoro di resistenza nonviolenta con il sostegno di attivisti israeliani e internazionali. Nelle ultime settimane, dopo l’invasione del nord della Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano, “anche a sud,” riferisce a Valigia Blu Guy Butavia, attivista israeliano con il movimento Taayush in Masafer Yatta, “l’atmosfera, l’odio e il razzismo contro i palestinesi sono aumentati drasticamente, così come gli attacchi dei coloni.


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In Masafer Yatta, però, la comunità è compatta sulla scelta della nonviolenza che, spiega Hafez, “negli anni ci ha permesso di ottenere ottimi risultati. Certo, non abbiamo sconfitto l’occupazione, non ancora, ma siamo riusciti a rimanere sulle nostre terre, che da queste parti è già moltissimo”. Risolversi a usare la violenza, spiega Hafez, è una tentazione facile quanto inefficace: “Quando vedi tutti i tuoi diritti più basilari violati ogni giorno, questo ti spinge a ricercare la violenza come risposta per difenderti, esercitando la violenza in realtà fai il gioco dell’occupazione: la loro strategia è quella di provocare fino a spingerci alla violenza per poter alimentare la loro narrazione che dipinge i palestinesi come terroristi”.


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Anche gli episodi di violenza fisica contro civili e attivisti disarmati sono ormai tutt’altro che rari, come nel caso dell’attacco a Zakariyah, il 13 ottobre scorso, a cui un colono ha sparato all’addome nel villaggio di At-Tuwani, oppure quello di Michele, attivista italiano, e Abbas, palestinese, aggrediti la notte tra il 3 e il 4 luglio da decine di coloni armati, presi a calci, pugni e bastonate  fino a riportare gravi contusioni nel caso di Michele, e fratture di gambe e braccia nel caso di Abbas, poi trattenuto sotto interrogatorio per 48 ore senza avere accesso ad alcun tipo di cure mediche. “I coloni – racconta Michele, incontrato da Valigia Blu ad At-Tuwani il giorno dopo l’aggressione – hanno agito con la complicità di esercito e polizia, avevano intenzione di bruciare il villaggio di Um Fagarah e nessuno avrebbe fatto niente per fermarli. L'unico motivo per cui non sono riusciti nel loro intento è stata la presenza degli attivisti palestinesi e internazionali”. 


*https://youthofsumud.org/about/



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