lunedì 17 ottobre 2022

Anatolij Krym Racconti intorno alla felicità ebraica




Umoristici quadretti tragicomici raccontano la felicità ebraica

Estratto del libro

LËVUŠKA
Si ignora quale architetto abbia lavorato di fantasia per quell'agglomerato di casette di legno a due piani per uccelli, di scale scricchiolanti e di corridoi semibui con assi marcescenti. A completare le fantasie creative di costui c'era un cortiletto, con l'immancabile tavolo piantato in terra su quattro ceppi nodosi e con panchine tirate a lucido, circondato da un'altissima palizzata, al cui riparo si celava a occhi estranei la vita turbolenta di famiglie con molti bambini... (vedi l'anteprima).  


Quarta di copertina
Una serie di racconti che narra la vita degli ebrei ucraini nella seconda metà del secolo scorso.
Situazioni tragicomiche ai limiti dell'assurdo con soluzioni inattese, colpi di scena e finali a sorpresa, con i più disparati personaggi: ebrei veri, presunti o non dichiarati, il "matto del villaggio", segretarie e esponenti dell’intellighenzia di provincia, direttori di fabbrica e ingegneri, star della tv, scrittori mancati, comunisti tesserati e aspiranti al tesseramento, nonni, genitori, figli, rabbini. Personaggi che sono espressione di quella "felicità ebraica" che tutti sanno cos'è, ma che in realtà nessuno sembra conoscere, nemmeno i diretti interessati.
Una narrazione piacevole, commovente, pervasa di arguzia, di umorismo e di genuina spiritualità, che porta a scoprire infine come la "felicità ebraica" appartenga a ciascuno, perché è nelle cose concrete e quotidiane, in ogni istante della vita.

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RACCONTI INTORNO ALLA FELICITÀ EBRAICA
di Matteo Chiavarone / 9 novembre 2011


venerdì 14 ottobre 2022

Sabato 15 /10 /2022 . Shabbat Shalom שבת שלום.. Via Pannonia a Roma


Via Pannonia è una bella strada romana del quartiere Appio Latino, appena fuori dalle mura aureliane. Da quelle parti abitano alcune famiglie di ebrei; e c’è anche un dato storico: nella Curia Generalizia delle Suore alla fine di quella via (Largo Pannonia 10) si nascosero durante l’occupazione nazista una sessantina di ebrei. I muri chiari dei palazzi vicino a Porta Metronia attraggono da anni numerosi writer. Un tempo i reazionari dicevano che “la muraglia è la lavagna della canaglia”. Oggi in quella strada sono in prevalenza proprio dei reazionari neofascisti a usare quei muri. Le scritte cambiano in continuazione e recentemente ne è comparsa  una nuova degna di essere fotografata prima che mani pietose la cancellino, offrendo così uno spazio pulito per nuove esternazioni. La scritta dice laconicamente: TRANS EBREI. Poi c’è una svastica.


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C’è un dato che probabilmente il writer ignora, e un altro che dovremmo noi prendere in considerazione. Il dato ignorato è il significato della parola “ebreo”: è la traduzione del biblico ‘ivrì, che inizia ad essere riferito al patriarca Abramo (Gen. 14:13); per spiegare questo termini, i Maestri (Bereshit Rabbà 42:8) dettero varie spiegazioni: discendente di ‘Ever, oppure “colui che viene dall’altra parte”, s’intende dall’altra parte del fiume (l’Eufrate, come è detto in Giosuè 24:2); oppure “dall’altra parte” non geografica ma spirituale, nel senso che “tutto il mondo era da una parte e Abramo dall’altra”. La traduzione letterale di ‘èver è in effetti “trans”, con lo stesso significato che ha in italiano Trastevere o Transgiordana. Il geniale writer ha citato senza volerlo un midràsh: essere ebreo significa proprio essere “trans”, non nel senso di genere ma in quello spirituale. Che poi lo sia veramente, o lo siano o vogliano essere gli ebrei, è un’altra cosa.

https://www.shalom.it/blog/editoriali-bc9/una-scritta-in-via-pannonia-b1121861


venerdì 7 ottobre 2022

Sabato 08 /10 /2022 . Shabbat Shalom שבת שלום.. SHABBAT – LA SPOSA, LA PRINCIPESSA, LA REGINA




SHABBAT – LA SPOSA, LA PRINCIPESSA, LA REGINA

https://universitarianweb.com/2014/08/18/shabbat-la-sposa-la-principessa-la-regina/



È venerdì: tutte le case ebraiche profumano di cibi appetitosi, le stanze disordinate diventano sistemate e pulite, i membri della famiglia, nel corso della giornata, si danno il cambio nella doccia, diventando anch’essi puliti e profumati. C’è una tensione nell’aria, una tensione dovuta al tempo: bisogna fare tutto prima che inizi lo shabbat, il sabato ebraico. A una certa ora, corrispondente a quella del tramonto, le donne della famiglia accendono insieme le candele: è iniziato lo shabbat. 

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Dopo aver acceso le candele si scende in sinagoga, dove si recita la preghiera del venerdì sera, in cui in una delle parti più importanti si dice: “Vieni, o mio caro, incontro alla sposa, accogliamo il sabato*. Incontro al sabato su, andiamo, perché essa è la fonte di benedizione; dall’inizio, dalle origini essa è stata eletta, fu alla fine dell’azione, ma nel pensiero ne era il principio, vieni o mio caro accogliamo il sabato, Vieni in pace o corona del tuo sposo, con allegria, con canto e con giubilo, in mezzo ai fedeli del popolo tesoro vieni, o sposa, vieni, o sposa”. Si torna a casa, dove si trovano le candele accese ed il tavolo già apparecchiato; si canta una melodia in onore degli angeli che, secondo un midrash antico, ci accompagnano il venerdì sera dalla sinagoga alla nostra casa; il padre dà poi una benedizione ai figli, con le stesse parole usate da Giacobbe quando benedice nella Bibbia i figli di Giuseppe, Menasé ed Efraim. Dopodiché si recita la benedizione del sabato, dopo la quale si beve il vino, seguita da una benedizione sul pane e da una cena. Tra un piatto e l’altro, o prima della preghiera della fine del pasto, si cantano poesie in onore del sabato.

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Il sabato mattina si va in sinagoga, dove si legge il brano biblico della settimana (chiamato parashà), secondo la divisione del Pentateuco in 52-54 brani, e un capitolo di uno dei profeti. Segue una preghiera per lo shabbat, dopo la quale c’è un rinfresco in sede separata dalla sinagoga, e un pranzo abbondante a casa. Verso la fine del sabato, prima del tramonto, si recita in sinagoga la preghiera quotidiana del pomeriggio e della sera, e lo shabbat si conclude quando ci sono tre stelle nel cielo – si recita allora una benedizione sulla divisione tra i giorni lavorativi della settimana ed il sabato.