mercoledì 27 gennaio 2021

…E TUTTAVIA SE LE PORTE DELLE PREGHIERE FURONO CHIUSE, LE PORTE DELLE LACRIME NON VENNERO CHIUSE *

* Elazar Ben Pedat sulla preghiera di Israele in Berachot.


Kalonimus Shapiro (1889-1943), rabbino di una comunita chassidica a 15 km. da Varsavia, fu rinchiuso nel ghetto di Varsavia e costretto ai lavori forzati. Alcuni discepoli lo seguirono ed egli continuò ad insegnare loro. Scrisse dei testi per infondere consolazione e coraggio alla piccola comunità stremata dalle sofferenze, dalle privazioni e dal terrore. I suoi sermoni furono interrati e ritrovati da un operaio nel dopoguerra e portati in Israele; rappresentano una vera testimonianza e un atto di resistenza spirituale e morale contro l’oppressione nazista. In essi alla consolazione si aggiunge il grido di giustizia.

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Egli scriveva: bambini innocenti, anime pure e grandi santi vengono massacrati per l’unica ragione che sono Israele. Le morti crudeli che hanno inventato contro di noi alla fine del 5702 (estate 1942), in base alla mia conoscenza della letteratura talmudica…non sono mai esistite. Come è possibile che, di fronte a tali grida, i muri di separazione tra i figli di Israele e il Padre loro non crollino?


Egli si chiese se davvero il patto del Sinai poteva essere scosso da un’ aqedah – una legatura, una richiesta divina troppo grande, insopportabile, non sostenibile… Egli meditò allora che Esh qodesh - il fuoco sacro che stava avvolgendo Israele non era solo quello vitale del Sinai, ma anche quello mortale che colpì i due figli di Aronne.


Di lui fu scritto: “Il pensiero di Shapiro assume una dimensione straziante e fa salire alle labbra interrogativi abissali…Egli pensa il terrificante presente alla luce delle tragedie anteriori, come la distruzione del Tempio, le crociate o l’espulsione degli ebrei dalla Spagna…E tuttavia egli sa di assistere a qualcosa di completamente nuovo. Il suo fu uno sforzo smisurato per tentare di interpretare tutto ciò senza rinunciare alla certezza dell’alleanza con Dio”.


Nell’inverno del 5702 ( 1942) sulla parashat mishpatim (Esodo 21-24) Rav Kalonimus Shapiro commentò: “ I nostri santi libri dicono che quando un uomo è nell’afflizione Dio lo è ancor di più, se così si può dire… Ma la grande sofferenza del Signore non penetra nel mondo. Se il mondo udisse la voce del Signore che piange esploderebbe. Se una scintilla della sua sofferenza penetrasse in questo mondo consumerebbe l’esistenza dei malvagi…Come può essere che Iddio benedetto sopporti l’offesa fatta alla Torah e le sofferenze di Israele, tormentato e torturato unicamente perché osserva la Torah?”


Rav Kalonimus Kalman Shapiro il 3 novembre 1943 morì nel campo di trawniki. E come è detto: malgrado tutto la collettività di Israele sussisterà.


( Liberamente tratto da “Le terze tavole - la Shoah alla luce del Sinai” di Massimo Giuliani )

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