giovedì 9 dicembre 2021

Il "deicidio" smentito dagli stessi Vangeli.Giacomo Korn ( g.korn (at) tin.it ) Roma 2005




Il "deicidio" smentito dagli stessi Vangeli

sta in

https://www.morasha.it/deicidio/index.html


Prefazione


Questo lavoro scaturisce dalla speranza in un mondo migliore, in cui tutti gli esseri umani possano godere di pari libertà e di pari opportunità. La speranza, per poter crescere, ha tuttavia prima bisogno che il suo seme sia piantato.


Battersi al fine di contrastare una delle ignominie più odiose dell’umanità, l’antisemitismo, che per secoli ha procurato immani sofferenze all’intero Popolo ebraico, è il motivo stesso di questa speranza.


Uguale valenza ha l’opporsi ad ogni tipo di discriminazione razziale.


Su questa scia bisogna pertanto adoperarsi in ogni modo per far sì che, quanto prima, abbiano a cessare le troppe ingiustizie che si estrinsecano nello sterminio di un enorme numero di individui che, ancora oggi e in tutto il mondo, muoiono per fame, sete, violenze e guerre.


L’antisemitismo ha inequivocabilmente una matrice religiosa, per la precisione cristiana.


Con ciò non si intende dire che ogni manifestazione violenta di antisemitismo sia addebitabile al cristianesimo, bensì che esso è divenuto la causa, anche indiretta, degli innumerevoli fatti cruenti perpetrati attraverso i secoli nei confronti del popolo ebraico. Quando si generano i “mostri”, rimane assai difficile poterli poi controllare.


Infatti, la matrice religiosa dell’antisemitismo è stata presa a “pretesto” anche per mettere in atto il genocidio, da parte del nazismo e “non” del cattolicesimo, nei confronti di un intero popolo. Il perno su cui per secoli ha fatto leva questo odioso sentimento è, in primo luogo, l’accusa di “deicidio” rivolta all’intero Popolo Ebraico. Quale migliore giustificazione per eliminare il “nemico” se non quella di addossare allo stesso il crimine peggiore che possa esistere: l’uccisione di Dio stesso. Di questa mistificazione si è resa ben conto, finalmente, la stessa Chiesa cattolica, tant’è vero che, ad iniziare dal Pontefice Giovanni XXIII fino ad arrivare all’appena scomparso Papa Giovanni Paolo II, si è potuto assistere ad un susseguirsi di prese di posizione e di rettifiche storiche. La prima è da ricollegarsi alle risultanze scaturite dal Concilio Ecumenico Vaticano II in ordine alla cancellazione (parziale) dell’accusa di avere ucciso Gesù Cristo rivolta agli Ebrei. Parziale perché, come si avrà modo di argomentare più avanti, la Dichiarazione Conciliare “Nostra Aetate” alla fine è stata molto sfumata in relazione a questa accusa.


In ogni caso, oggi potrebbe apparire fuori luogo o, quantomeno, non più attuale parlare ancora dell’accusa di “deicidio”, dal momento che anche la Chiesa ha ammesso l’inconsistenza della stessa, e la ha depennata.


Ad avviso di chi scrive, invece, non è opportuno dare per scontato che ormai, sotto questo specifico punto di vista, sia stato tutto “sistemato”. I motivi principali di questa asserzione sono, in estrema sintesi, i seguenti.


Si riscontra ancora, e purtroppo, un forte scollamento tra quanto impartito in proposito dai vertici della Chiesa cattolica e quanto fatto proprio da tutta la “catena” di insegnamento religioso, che ha il compito di arrivare fino alla base dei fedeli. Senza parlare, anche, delle non poche resistenze “interne” che, ad oggi, si avvertono ancora a livello di parte della medesima comunità cardinalizia. Nel prosieguo, si potrà verificare quanto lavoro rimanga ancora da fare in tale direzione.


Esiste tutt’ora un forte sentimento antisemita protervamente “coltivato” da parte di un preoccupante numero di soggetti appartenenti alla cristianità che continuano a fomentare con livore l’odio contro gli Ebrei richiamando, in primo luogo, le accuse di deicidio, con libelli e quant’altro (editi e diffusi). E’ questo un efficace modo per “automotivarsi” della giustezza di azioni antisemite. Nulla da meravigliarsi, però, se tuttora si deve rilevare che circola indisturbato il “Mein Kampf” (la mia lotta) di Hitler. Diviene allora inevitabile che l’Ebreo (in quanto persona e non solo come professante la religione ebraica) continui ad essere percepito come il “male assoluto”.


Queste sono le motivazioni principali (ma altre se ne potrebbero aggiungere) per cui si reputa opportuno, ancora oggi, non abbandonare ogni sforzo inteso (almeno laddove e umanamente possibile) a portare argomentazioni valide a confutare la funesta tesi del deicidio, ed il conseguente antisemitismo che presenta un preoccupante risveglio in tutto il mondo.


Con questo lavoro non si ha alcuna intenzione di contrastare i principi della Religione cattolica (sarebbe assurdo, ancora prima che puerile), né a contrapporre la ragione alla fede degli altri. Anzi, per rendere proficuo il dialogo interreligioso in atto, si è convinti che conoscenze reciproche sempre più approfondite siano quanto mai opportune. Chi scrive considera l’analisi in argomento alla stregua di uno strumento idoneo ad offrire un minimo di contributo alla conoscenza di quella nefasta “credenza” che da secoli alimenta l’antisemitismo più retrivo, generato, cresciuto e alimentato da miti che la ragione rigetta, e dei quali è possibile dimostrare sia l’antistoricità sia la falsità.


Questo lavoro, a differenza dei tanti più autorevoli e documentati che lo hanno preceduto, intende affrontare l’argomento da un’ottica del tutto differente: invece di confutare quanto contenuto nei Vangeli [1], intende prendere proprio gli stessi a base delle successive analisi, per meglio mettere in risalto che proprio dalla loro attenta lettura può emergere la più “sonora smentita” alle tesi del deicidio. Il lavoro, sulla base esclusiva di quanto riportato da tali Sacre Scritture, si prefigge pertanto di confutare questa accusa sotto i seguenti punti di vista.


Infondatezza dell’accusa sotto il punto di vista storico.


Infondatezza dell’accusa sotto il profilo giuridico.


Infondatezza dell’accusa sotto l’aspetto teologico.


In ogni caso, questo scritto non nasce con lo spirito di rivalsa “contro” la Chiesa Cattolica. Anzi, l’obiettivo è quello di contribuire (pur nel suo piccolissimo) a facilitare il cammino “per” la comprensione tra le due religioni monoteistiche. Lo studio ha come obiettivo principale quello di poter essere di qualche utilità per coloro che ancora non hanno “accettato” del tutto la cancellazione dell’accusa per la morte di Gesù per mano degli Ebrei. Si auspica, invece, che costoro la possano condividere proprio attraverso la lettura delle loro stesse “Sacre Scritture”. Si rimedierà, in tal modo, alla falsa concezione di ancora buona parte della “base” dei credenti cristiani che tuttora considera la discolpa dalla tremenda accusa alla stregua di un’”elargizione benevola” concessa agli Ebrei da parte della Chiesa.


Appare consigliabile, allora, che queste stesse persone rileggano i Vangeli con animo sereno e sgombro da pregiudizi.


Si intende suddividere il lavoro in tre parti.


Nella prima si parlerà dell’antisemitismo, evidenziando i motivi per cui si ricollega la sua nascita ad una matrice cristiana. Le cause principali che hanno permesso a questo sentimento malvagio di crescere, sono le stesse per cui ci proponiamo l’elaborazione di questo lavoro: l’accusa di deicidio e della maledizione divina rivolte all’intero popolo ebraico. Farà seguito a questa analisi un’ampia rassegna delle iniziative promosse dalla Chiesa Cattolica in ordine al riconoscimento degli errori commessi nei confronti degli Ebrei (quelli evidenziati nel capitolo precedente) nonché delle azioni meritorie dalla stessa messe in atto, fino ad arrivare al pronunciamento dei “mea culpa” (della Chiesa Cattolica) da parte di Papa Giovanni Paolo II.


Nella seconda parte, quella che costituisce il nocciolo del saggio, si dimostrerà l’infondatezza dell’uccisione di Gesù come persona da parte degli Ebrei, nonchè l’inconsistenza dell’accusa di deicidio (una pura e semplice blasfemia). Lo si farà, esclusivamente, prendendo a riferimento i quattro Vangeli “canonici” [ 1].


Sulla base di quanto riportato dagli stessi Testi Sacri, emergerà che l’accusa di “deicidio” è da rigettarsi sotto il profilo storico, sotto quello giuridico, nonché sotto quello teologico.


La terza parte conterrà quegli “Approfondimenti” che si ritiene possano essere utili a lettori tanto cristiani quanto ebrei.


Si userà un linguaggio a tutti comprensibile, al fine di conferire al lavoro un taglio divulgativo, che possa essere utile a molti, e non solo a pochi interessati


Appare opportuna una sottolineatura preliminare.


Ogniqualvolta si citerà la Chiesa in senso negativo, si vorrà intendere le “persone” che, in nome della stessa, hanno operato in un passato neanche troppo lontano. Non si vuole fare, con tale dizione, alcun riferimento alla “Religione Cristiana” in quanto tale. Essa non va assolutamente confusa con la “Chiesa degli uomini” e, per ciò stesso, è degna del massimo rispetto.


Nella sostanza, questo lavoro ambisce ad essere:


Esaustivo e nello stesso tempo sintetico. Esaustivo, in quanto si intende prendere in considerazione tutte le sfaccettature della problematica in argomento. Sintetico, al fine di essere facilmente leggibile. Volutamente non si intende approfondire gli argomenti più dello strettamente necessario, rimandando un’eventuale analisi a testi specializzati.


Semplice ed immediato, con lo scopo di non annoiare il lettore. Non intende rivolgersi a studiosi dell’argomento, bensì a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono interessati alla tematica.


Utile, poiché la sua lettura dovrebbe essere di stimolo a riflettere ed argomentare. Si è del parere che solo tramite il confronto tra le persone possano scaturire punti di intesa, invece che divisioni. La “diversità” è una fonte di ricchezza per tutti.